Pino e Marco, sono giovani uomini che convivono nell’appartamento “I ragazzi di Via Mazzini“, insieme ad Alessandro.
Pino è un uomo di 56 anni che lavora in una grande azienda produttrice di salumi. Dopo un’infanzia in un istituto in Calabria e diversi anni di vita solitaria, una decina di anni fa, tramite la sorella, ha conosciuto la Fondazione.
“In questi anni di convivenza ho costruito rapporti di amicizia e sostegno reciproco, come il rapporto che ho con Marco. Vivere con altre persone non è facile, ma rifarei questa scelta altre 1000 volte, credo molto nell’importanza di aiutare gli altri e vorrei che tutti credessero in questi progetti”.
Marco ha 46 anni, dopo un lungo percorso di preparazione all’autonomia, vive nell’appartamento da due anni. Marco lavora nel reparto carni di un supermercato e si occupa direttamente di organizzare ed etichettare la carne dopo averla tagliata a dovere.
Marco ha una ragazza con la quale si frequenta da un anno, con cui si sente felice e complice, è proprio innamorato! Pino si tiene sempre molto impegnato dividendo il suo tempo tra amici che frequenta regolarmente tutte le volte che può e l’attivismo politico a cui si dedica con entusiasmo ed altruismo.
Quest’ultimo periodo di emergenza sanitaria è stato complesso per entrambi.
Pino è stato costretto a casa, ma ciò che ha reso orgogliosa la famiglia e la stessa Fondazione è che appena Pino si è reso conto di essere in difficoltà ha immediatamente chiesto sostegno “il tempo a casa passava molto lentamente, mi annoiavo molto ed allora invece che tenermi tutto dentro ho chiesto aiuto ai miei educatori”.
Marco invece ha passato tutto il lockdown lavorando, non potendo neanche andare a casa a trovare suo padre con il quale ha un rapporto molto intenso. “É stato un periodo stressante, perché tutti i giorni dovevo uscire, ma siamo stati bravi a gestire la situazione e adesso posso riabbracciare papà”. Marco, non potendo portare i vestiti al padre per farseli stirare, ha imparato a farlo in autonomia.
Per fortuna nell’appartamento hanno trovato un’altra famiglia con cui stare bene. “Certo delle volte si discute”, racconta Marco, “ma alla fine o da soli o con l’aiuto degli educatori risolviamo sempre tutto. Con Pino e gli altri ragazzi della Fondazione abbiamo un rapporto di stima reciproca e affetto”.