Un anno fa ho conosciuto Chiara, Marina, Simona e Michela, giovani donne che convivono in Via Mazzini. Con loro e con l’aiuto dell’educatrice Daniela, abbiamo iniziato a preparare cibi diversi dal solito e forse lontani dalle loro abitudini e da subito è stato divertente e decisamente impegnativo. Con il tempo siamo riusciti a preparare anche piatti di difficile esecuzione che abbiamo anche voluto proporre ad una cena con le loro famiglie. Ed è stato un successo!
Racconta così la sua esperienza di volontariato Michele, 57 anni, sposato e padre di tre figli. Michele che fa il cuoco di professione, da giovane si ero impegnato nel volontariato, ma da anni si diceva “non avere più tempo”.
All’improvviso sono cambiate le cose: “una domenica mentre mangiavo in un ristorante ho visto una bellissima famiglia con tre figli che incoraggiava all’indipendenza la più piccola dei tre con la sindrome di Down. Ogni gesto dei genitori e dei fratelli era pieno di affetto e fermezza, in tutti i modi volevano che la piccola di casa facesse da sola, questo anche quando con le lacrime agli occhi chiedeva di aiutarla a mangiare o a versarle l’acqua. Durante quel pranzo ho capito che mi sarebbe piaciuto collaborare con la Fondazione, avrei trovato del tempo per fare qualcosa per gli altri.”
Purtroppo l’emergenza sanitaria ha separato momentaneamente Michele e le ragazze, durante il lockdown si sono sentiti con minor frequenza e visti con videochiamate su WhatsApp.
“Lavorare con loro mi manca tantissimo, questa esperienza mi ha dato molto, ripensandoci sono veramente contento di aver deciso di aver trovato del tempo per fare qualcosa per gli altri, ma soprattutto per me”, conclude Michele.