C’è qualcosa di sorprendente nei motori: il loro suono deciso, il design scolpito, il senso di potenza. Ma anche la promessa del movimento, del viaggio, della possibilità.
E forse per questo, quando i nostri ragazzi – quelli che vivono i percorsi del Dopo di Noi – sono entrati al Museo Lamborghini di Sant’Agata Bolognese, è successo qualcosa di speciale. Non solo perché adorano le auto, ma perché si sono sentiti a casa.
La visita è stata organizzata dalla Fondazione Dopo di Noi grazie all’energia del Rotaract Valle dell’Idice e del Club Bologna Nord Sud: un gruppo di giovani volontari entusiasti, attenti, presenti, che hanno scelto di dedicare il loro tempo al service nazionale del ROTARACT che proprio quest’anno punta i riflettori sulla tematica del Dopo di Noi, troppe volte lasciata al margine.
E invece, in quella giornata, nessuno è stato ai margini. Tutti al centro. Tutti coinvolti.
C’erano Federico, Giacomo e Valentino appassionati conoscitori dei modelli esposti. Patrizia (una sorpresa persino per gli educatori che la conoscono da tantissimo tempo) sapeva tutto, anche le più fini curiosità sul marchio. Sono arrivati tutti preparati, curiosi emozionati e addirittura, talvolta, pronti a stupire (e a insegnare qualcosa!) anche ai volontari.
E poi c’erano i sorrisi, le battute, le fotografie davanti alla Miura, la meraviglia negli occhi di chi scopriva per la prima volta l’ingegneria che diventa arte.
Ma più di tutto, c’era una cosa che ha colpito chiunque fosse lì: la facilità con cui si sono creati rapporti autentici. In poche ore, estranei sono diventati amici, volontari sono diventati compagni di viaggio, utenti sono diventati narratori di sé stessi. Senza forzature. Solo grazie al rispetto, all’ascolto, alla gioia condivisa.
E anche grazie all’accoglienza vera di Automobili Lamborghini, che ha aperto le sue porte e il suo tempo con naturalezza e calore.
Non è stata solo una gita.
È stata una prova vivente di cosa può nascere quando metti insieme la bellezza, la generosità e l’umanità.
È stata una giornata in cui nessuno era “da accompagnare” e nessuno era “accompagnatore”. Tutti erano persone, nello stesso spazio, con la stessa voglia di esserci.
E se oggi scriviamo queste righe, è perché crediamo che raccontare anche questi momenti sia importante.
Perché non si costruisce un futuro sereno solo con strutture e progetti, ma anche con incontri. Con gesti che restano. Con ricordi che accendono il cuore.
In poche ore non eravamo più ‘volontari’ e ‘utenti’. Eravamo solo ragazzi che si stavano godendo una giornata insieme.”
— Martina, volontaria Rotaract
“Davanti alla Miura, Giacomo sembrava un esperto. Anzi, lo era.”
— Nicolò, volontario RotarACTAll’inizio pensavo di accompagnare. Poi ho capito che stavamo vivendo qualcosa insieme.”
— Caterina, volontaria RotarACT